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lG8 LlllRO funeste vicende a cui essa fu sottoposta, è stata minutamente descritta dal sig. Fabbrueci più altre volte da me lodalo (Calog Jia.cc. t. 51, p. i, ec.), c io perciò sarò pago di farne un sol cenno. Dappoi die Pisa tornò nel t5(X) in potere de1 Fiorentini, questi pensarono a far risorgere lo Studio ornai distrutto e disciolto, e l’anno i5i5 furon nominati cinque patrizi fiorentini, a! quali ne fu affidato l’incarico; e alle loro sollecitudini aggiuntasi la liberalità di Leon X, che per cinque anni assegnò all’ università tremila ducati annui sui beni ecclesiaillustri per lettere, e con quelle di Cosimo e di Lorenzo de Medici, recata sì gran luce alla storia della letteratura italiana, ci ha dato ora di fresco il primo tomo della Storia dell’ Università di l’isa scritto con molta erudizione e colla consueta sua eleganza. In esso ei non giunge che a tempi del duca Cosimo I, e pochi anni perciò comprendo del secolo xvi «li cui io scrivo. Mi verrà nondimeno opportuna occasione di valermene talvolta nel decorso di questo tomo, ragionando di alcuni de’ professori che ivi insegnarono. Mi spiace solo che questa pregevolissima Storia troppo tardi al mio bisogno abbia veduta la luce, sicchè io non ho potuto valermene ne’ precedenti tomi di questa Storia; ove io avrei singolarmente con piacer rammentato il bel d«> cumento, il qual dimostra che sin dagli ultimi anni del secolo xii esisteva Studio pubblico in Pisa. facendosi in esso menzione del Bidello degli scolari pisani, i quali perciò dovean formare un corpo distinto, come anche nelle università moderne è costume, Io desidero che l’esempio dell'università di Pisa sia dalle altre imitato, giacchè ci convien confessare che, trattane la bolognese, la cui Storia è stata sol cominciata, e aspetta tuttora la continuazione, le altre non hanno ancora avuti scrittori tali delle loro vicende, che si possan leggere con piacere e con frutto.