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>64 LIBRO e ce ne fa ancor fede il Faloppia in una sua lettera dell an 1558 all’Aldrovandi, scrivendogli: Il numero de Scolari è molto grande, massimamente degli Artisti: vi sono di molti nobili SS. et di continuo ne vengono {l ita di Li Aldrov. p 201). In questa stessa lettera nondimeno egli si duole c lic molte cattedre si lascin vote, e più apertamente in un’altra del 1561: Questi Signori non sono più innanimiti punto a questa historia o philosophia vera et certa delle piante et metalli Non hanno denari, nè vogliono ritrovarne per lo Studio, di modo ch io avvanzo parecchi fiorini di bollette scorse, et guai a chi loro adimandasse 400 scudi per questa lettura (di storia naturale), della quale non sono informati, nè mai si lascieranno informare, estimando che altra lettura non sia al mondo salvo quelle che si usano qua (ivi, p. 212, ec.). Anche al Bonfadio che allor trovavasi in Padova, pareva che fin dal 1543 quella università fosse alquanto decaduta. Lo Studio di Padova, scrive egli al co. Fortunato Martinengo (Bonfad. Lett. p. (63), è più presto debile che altrimenti. Jeri i due. primi Leggisti fecero parole alle scuole: L Oradino mentì l Ausuino; i A usuino diede a lui un gran pugno; non so che seguirà. « Ma dopo la metà del secolo sembra che questa università salisse a grandissima fama presso le lontane nazioni. Ne è pruova la lettera dedicatoria con cui Jacopo Zabarella, di cui diremo a suo luogo, offrì nel 1578 la sua Logica a Stefano re di Polonia, da cui egli stesso era stato con promessa di larghi premii invitato a