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PRIMO l5"f nuova vita, e pel favore de loro principi e de’ lor magistrati acquistar fama ancor maggiore di quella di cui in tempi più lieti aveano goduto. Ne vedremo le pruove nel decorso di questa Storia, ove avrem sovente occasione di ragionare dei’ professori ad esse invitati degli ampii stipendii loro proferti, della gara delle università per avere i più rinomati tra essi, e delle numerose schiere di stranieri d’ogni nazione che movean da’ loro paesi ad udirli. Qui frattanto facciamoci a ricercare generalmente qual fosse lo stato loro e quali le lor vicende. II. L’ università di Bologna non ebbe mai in questo secolo alcuna delle vicende alle quali l abbiam veduta soggetta ne’ precedenti. La protezione de’ romani pontefici, da’ quali ella fu onorata di molti e ragguardevoli privilegi, e il zelo de’ suoi magistrati la renderono sempre più illustre e gloriosa. I dottissimi uomini che ad essa furon chiamati, trasser colà gran numero di scolari; e il solo Romolo Amaseo, quando Padova nel 1525 sel lasciò fuggir di mano, fu seguito a Bologna da tutti quanti erano gli stranieri che sotto di lui apprendevano l’ eloquenza (V. Bembo, Lett, famigl. l. 3, Op. t. 3, p. 118). Abbiamo nelle Poesie del Casio la descrizione di una solenne disputa che ivi tenne nell’ anno medesimo un certo Niccolò fiorentino giureconsulto, la quale ci dà una magnifica idea del gran numero d uomini dotti che trovavansi allora in Bologna; perciocchè vi veggiam nominati, oltre più altri, Giammaria Cattaneo, Galasso Ariosto, Francesco Molza,