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mentre contrastan tra loro per occuparne le più belle provincie, le riempiono in ogni parte di stragi e di sangue. Fra’ primi trent’anni di questo secolo appena ve ne ebbe alcuno in cui non si vedesser tra noi battaglie, assedj e strepitose rivoluzioni. Erano queste guerre, a dir vero, meno funeste di quelle onde l’Italia era stata travagliata in addietro; percioccbè gl1 Italiani se ne rimaneano per lo più pacifici spettatori, e non si provavano i lagrimevoli effetti delle civili discordie. Anzi il divenire, che per esse ella fece, soggetta in non piccola parte a potenti sovrani, le assicurò per l’avvenire una più durevole pace. Ma i principi italiani frattanto costretti a star più sovente fra ’l tumulto dell’armi, che fra le pompe delle lor corti, e a profondere i lor tesori più di assoldar truppe, che in fomentare le scienze, pareva che poco favorevoli esser potessero al loro avanzamento. Quindi, se la letteratura italiana negli stessi anni più torbidi giunse ciò non ostante al più alto segno della sua gloria, tanto maggior lode è dovuta e agli uomini dotti che anche fra tanti ostacoli seppero coltivare felicemente le scienze e le arti, e a principi che ancor fra lo strepito della guerra non isdegnaron di accogliere e di favorire le Muse. Veggiamo come ciò avvenisse, e cominciamo, secondo il nostro costume, dal dare in breve tratto l’idea dello stato in cui trovossi in questo secol l’Italia.