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PRIMO ioy può comprendere, quanto i nobilissimi Gonzaghi sieno dell’ arte poetica intendenti. L’Eritreo S non parla delle correzioni che Scipione facesse al detto poema, ma solo dice che il cardinale il copiò di sua mano, anzi assai più cose racconta del tenero amore che’egli avea pel Tasso, dicendo che in Padova volle avere con lui comune la stanza, la tavola ed anche il bicchiere: ut Patavii cum esset eodem atque ille (il Tasso) cubiculo, eadem mensa, et eodem poculo uteretur, et quod est mirabilius, quodammodo eidem ad manum scribae loco esse non dedignaretur; nam totum illius Hierosolymae Liberatae Poema sua manu descripsit (Pinacothec. pars 2, p. 202). Egli fu fatto cardinale da Sisto V nel j 58y, c morì in Sanmartino uno de’ feudi della sua casa nel i5c)3, e tuia medaglia in onor di esso coniata si ha nel Museo mazzuchelliano (t. 1, p. 391) (4). Di Fra Francesco {*) Quanto copiosi e felici frutti producesse fin da’ più teneri anni il talento e lo studio di Scipione Gonzaga, ne è prova fra le altre una bella lettera latina a lui scritta, mentre non contava che 16 anni di età, cioè nel 1558, da Ippolito Capilupi. Essa conservasi nelfarcliivio Vaticano, onde fu tratta copia per S. E. il sig. cardinale Luigi Valenti: ]ppolùtts i apilupu* S. D. Se ’rioni Gonzagae = Legi Fpista la ni mani, (¡unni tnperioribus diebus ad Illusirissimum Cardi nalem deditti, in qua manum atque. ingenium tuum vehementer sum admiratus: erat enim scripta literis tam concinnis, atque apte inter se cohaerentibus, ut ad speciem pulchrior asse non poeset; sententiis vero et cerbi.* tam ornata, ut ex Ciceronis fonte emanasse videretur. Me certe delectavit mirum in modum; nam uno tempore ejus lectione oculi, aures, mensque tota tenebatur; teque sum admiratus annos vix sex deci ni natimi in hoc