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PRIMO 87 a’ 3o (li luglio del 1525 (Vita Rom. Amas. p. 214), giunto al diporto del Sig. Ercole, io vi scrissi, e vi avvisai, dell accetto buonissimo che mi aveva fatto Sua Signoria... Noi siamo qui in un freschissimo e gentilissimo aere, e finora siamo stati bene, e Pompiglio meglio, che mai lo stesse, il quale studia il tempo suo, e poi a mille spassi soavi e senza pericolo, ed il Signor (Ercole) per sua grazia non gli potria far più carezze, se gli fosse figliuolo; ha voluto, contro ogni voler mio, che di continuo gli sieda a tavola, e innanzi il desinare e la cena viene fino alla camera a levarlo, acciocchè vada con lui a spasso; e della sanità sua e comodi ne ha più cura di me. Io lo ritrovo il più dabbene e il più costumato Signore ch io conoscessi; di me veramente ne ha fatto conto, che. dice apertamente aver fatto maggior frutto in h'tterc in quattro giorni che io sono stato con lui, che in un anno per il passato, nè perciò mi dà maggior fatica, che di due, ore al dì. Io gli siedo a tavola appresso, ed alle ore di spasso o gli passeggio, o cavalco a lato. Poichè fu fatto cardinale, non cessò dagli studi; e una bella pruova ne abbiamo in una lettera da lui scritta da Mantova a 9 di dicembre del 1541 al cardinale Contarini, in cui lo ringrazia dell’avviso che questi dato gli avea d'un certo filosofo di Anversa, che leggeva filosofia in Roma, e dice che il prenderà volentieri al suo servigio, avendone allora bisogno; ma vorrebbe ch’ei sapesse di greco, perchè potesse ajutarlo nello studiare l opere di Aristotile co’ Comenti de Greci antichi; e che non