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i3o8 LIBRO quando signoreggiavano lo mondo, dove stettero settanta muli carichi tutti copertati con la coperta di panno con i arma siui — e dinanti a questa fece certe altre rappresentazioni della Natività di Gesù Cristo coi Magi, e della Risurrezione di Cristo, quando spogliò l Inferno, ec. Nondimeno non al card Pietro, ma al card Rafaello Riario si attribuisce la gloria di aver rinnovata in Roma l’idea delle vere rappresentazioni teatrali. Il Quadrio accenna (t. 5, p. 57) una lettera da me non veduta di Giovanni Sulpizio da Veroli al medesimo cardinale (*), in cui, dopo avere a se stesso attribuita la lode di aver il primo istruita la gioventù romana a rappresentare e a cantar (*) La lettera di Sulpizio da Veroli al card Rafaello Riario qui accennata va innanzi a un’antica edizion di Vitruvio fatta sulla fine del secolo xv, ma senza data; e sì belle son le notizie che della magnificenza di quel celebre cardinale nelle cose teatrali ivi si dicono, che sarà, spero, cosa grata a chi legge, che io qui ne riferisca qualche tratto: Tu enim primus Tragocdiae, tpiarn uos juventutem excitandi gratia et agere: et cantare primi hoc aevo docuimus; (nam eius actionem jam multis saeculis Roma non viderat) in medio foro pulpitum ad quinque pedum altitudinem erectum pulcherrime exornasti ■ eamdcmque, postquiun in Hadriani mole Divo Innocentio spectante est acta, rersus intra tuos penates, tamquam in media Circi cavea, toto consessu umbraculis tecto, admisso popolo, et pluribus tui ordinis spectatoribus htonorifice excepisti. Tu etim primus picturatae scenae faciem, quum Foamponiani Comoediam agerent, nostro saeculo oste udisti. Qutue a te quoque. Theatrum novum tota Urbs magnis votis expedal. Videi cui ni liberalitatcm ingeni i lui, qua ut uti possit, deus et fortuna concessit, ec.