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• 390 LIBRO corpo ne fu poi trasportato, secondo alcuni, alla cattedral di Ferrara. Egli fu uno de’ più colti uomini e de’ più leggiadri ingegni di quell’età. Dotto nelle lingue greca e latina, tradusse dalla prima in lingua volgare la Storia di Erodoto, e dalla seconda l’ Asino d’oro d’ Apuleio, e la Cronaca di Ricobaldo, intorno alla quale però veggasi ciò che altrove abbiam detto (t. 4, p. 323). Ne abbiamo ancora molte poesie italiane e latine, delle quali e di altre opere da lui composte leggasi il sopraccitato co Mazzucchelli, a cui io debbo aggiugnere, che X Egloghe latine molto eleganti ne ha questa biblioteca Estense assai vagamente scritte, e dedicate al duca Ercole I. Noi, riservandoci a dir tra poco del suo Timone, parleremo qui brevemente dell’Orlando Innamorato, ch è l’opera che ne ha renduto più celebre il nome, La morte non gli permise di condurlo a fine, e ciò che ne abbiamo, non oltrepassa il canto ix del libro III. Ed è probabile che s’egli avesse avuta più lunga vita, l’avrebbe anche limato e corretto con più attenzione. Ma ancor qual esso è, ci scuopre abbastanza il talento poetico e la fervida fantasia del Boiardo, che anche in uno stile non molto colto e in versi spesse volte duri e stentati piace nondimeno e diletta. In fatti oltre le molte edizioni che ne furono pubblicate nelle lingue francese e spagnuola, Niccolò degli Agostini, non forlivese, come ha creduto il Quadrio (t. 6, p. 555) con altri, nè ferrarese, come è detto da molti, ma veneziano, come dimostra Apostolo Zeno (Note al Fontan. t. 1, p. 257), al principio