Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/556

«77° LIBRO tuttora si veggono, Io dirò in vece dell opere che di lui ci sono rimaste. Già si è accennato il Trattato della Pittura da lui composto, e che fu poi pubblicato da Raffaello du l’restie, opera ch è tuttora avuta in gran pregio, e mostra quanto esatto osservatore di ogni cosa che apparteneva alla sua arte, fosse Leonardo. Lo studio della notomia così degli uomini come de’ cavalli fu in lui grande e continuo, e degli uni e degli altri scrisse un Trattato; e il Vasari dice che parte degli scritti di Leonardo sull'anatomia del corpo umano era a suo tempo presso quel Francesco Melzi da noi nominato poc’anzi. Il Cooper ha pubblicate in Inghilterra alcune figure de’ diversi movimenti del corpo umano disegnate da Leonardo con alcuni frammenti di spiegazione da lui aggiuntavi, picciola parte di una più grand’opera che su ciò aveva composta. Ma assai più sono i libri di Leonardo che rimangono inediti. Dicesi ch’egli, mentre stava in Milano, era solito a ritirarsi sovente nella terra di Vaprio sopra l’Adda in una deliziosa casa del suddetto Melzi, la quale tuttora appartiene alla nobile e antica famiglia di questo nome; e che ivi soleva gittar sulla carta ciò che il vivace suo ingegno gli suggeriva, disegnando macchine e figure di diversi generi, e accennando i pensieri che gli nascevano in capo. Ed è certo come abbiam veduto, ch’ei lasciò erede di tutti i suoi libri il Melzi. Le opere dunque di Leonardo rimasero lungamente presso questa famiglia, finchè le furono involate da un certo Lelio Gavaldi da Asola. Le vicende di questi libri si descrivono