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/ I728 LIBRO cinquanta; fu una gran spesa, e la pioggia ci J diede un grandissimo impaccio e fatica. Veg-/ giamo qualche diversità in questi racconti, e singolarmente nella distanza a cui fu condotta la torre; ma questa anzi che sminuire, accresce la certezza del fatto, poichè ci mostra che non è un solo autore che sia stato poi da un altro copiato. Così ci avessero essi descritti gli argani e le macchine di cui in questa occasione si valse Aristotele. Ma essi paghi di narrarci il prodigio da lui operato, ce ne tacciono il modo Di esso fa ancora menzione Donato Bossi scrittor di que’ tempi: Hoc anno Aristoteles Bononiensis in Architectura insignis maxime claruit; praecipue integra atque inconcussa turri subjectis lapsibus ad alium locum ex fundamentis traducta (Chron. ad an. 1455). Pochi giorni appresso fece questo famoso architetto un’altra ammirabile operazione, raddrizzando la torre della chiesa di S. Biagio in Cento molto inclinata. Lo stesso Nadi dopo il passo già riferito così continua: Poi alli 3 di Settembre esso M. Aristotile andò a dirizzare la Torre della Chiesa di S. Biagio di Cento, che pendeva piedi cinque e mezzo, et ebbe oltre alle spese lire, ottanta. Questa Torre è alta settantacinque piedi senza il fondamento, il quale è tredici piedi per ogni verso, e per ogni quadro undici, e grossa un piede c mezzo. Ne fa un cenno ancora il Borselli negli Annali sopraccitati, e più lungamente ancora l’autore della Cronaca italiana: A dì 3 di Settembre la Torre della Chiesa di S. Biagio del Castello di Cento fu raddrizzata per le mani di Mastro Aristotile