Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/461

TERZO ity* 5 Ma che gioverebbe il voler dire di tutti? Basti il parlare di alcuni a’ quali veggiam profuse più ampie lodi. Paolo Attavanti fu un de’ più illustri che avesse l’Ordine de’ Servi di Maria. Il co Mazzucchelli ha parlato di lui colla consueta sua esattezza (Scritt, ital. t. 1, par. 2, p. 1209), citando ancora più altri scrittori che ne fanno menzione. Nato di nobil famiglia in Firenze nel 1419 ed entrato ancor giovinetto nel mentovato Ordine, vi si segnalò tra poco pe’ suoi rari talenti, e per quello singolarmente dell’evangelica predicazione. Udillo fra le altre città Firenze; e Marsiglio Ficino ne rimase sì attonito, che di lui scrivendo, disse ch’egli era a guisa di un altro Orfeo, e che animava le pareti stesse de’ tempj (Epist l. 3). Nè eran soli gli studj dell’ eloquenza ch’ ei coltivasse. Gli fu cara ancora la platonica filosofia, e godeva d’intervenire alla famosa accademia di Lorenzo de’ Medici, e forse questa fu la ragione per cui l’eloquenza di Paolo sembrò sì maravigli osa al Ficino. Qualche disgusto domestico lo indusse a lasciare il suo Ordine, e ad entrare in quello dei’ Cavalieri regolari di S. Spirito in Roma. Non sappiamo quando ciò accadesse, ma avvenne al certo prima del i479> ne^ (lua‘ anno fu stampato in Milano il suo Quaresimale intitolato Thesaurus Concionatorum, ch’ei dedicò al maestro general di quell’Ordine (V. Sax. Hist. typogr. mediol, p. 707). Ritornò poi nondimeno all’antica sua religione, e ciò verso il 1485, nel qual anno ei recitò un’orazione nel capitolo generale de’ Servi di Maria. Fu in essa onorato di varie cariche, e finalmente