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TERZO 167I fatti i primi studj in Nardò, entrò in età giovanile nell’Ordine dei’ Minori Osservanti, e accintosi assai presto all’evangelica predicazione, giunse in pochi anni a tal fama, che fin dal 1454 meritò d’essere commendato altamente da Niccolò V con un suo Breve, che dallo scrittor della Vita si riferisce. Ma questo Breve medesimo, se ci dimostra l’ applauso con cui era udito Roberto, sembra ancora darci non troppo favorevole idea della condotta e del carattere di esso, perciocchè il pontefice, a richiesta probabilmente dello stesso Roberto, il sottrae con esso all’ubbidienza de’ suoi superiori, sicchè in ogni cosa possa egli disporre di se medesimo e dei’ suoi compagni, come meglio gli piace. Vcggiamo infatti gli scrittori di que’ tempi assai tra loro discordi nel ragionar di Roberto; e se l’ ab de Angelis ha raccolte le testimonianze di molti che ne lodano la santità della vita, non ha dissimulato però, che altri ne parlano diversamente. Anzi lo stesso Wadingo confessa (Script. Ord. Min. p. 306) che Roberto fu bensì creduto il più eloquente orator de suoi tempi, e detto da molti un novello Paolo, ma sub varia fortuna, et incostanti hominum opinione. Io non mi tratterrò ad esaminare i fatti che ne racconta Erasmo da Rotterdam, il quale narra fra le altre cose che un dì Roberto salito sul pergamo a predicar la crociata, dopo avere eloquentemente arringato, trattasi di dosso la tonaca, si diè a vedere vestito da general d’armata, esibendosi a condurre egli stesso le truppe (Ecclesiastes, l. 3). Molto meno adotterò le infamie e la rea morte che ne racconta