Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/450

lG64 MURO ecclesiastica e delle Vite de’ Santi hanno di hi parlalo abbastanza; e io posso perciò rimettere ad essi chi brama di saperne la vita. Ma non debbo ommettere ciò che appartiene al concetto in cui egli era presso anche i più dotti uomini di quell’età. Egli era stato discepolo del celebre Guarin Veronese. Così ci assicura Timoteo Maffei canonico regolare in una sua opera inedita dedicata a Niccolò V, e intitolata in sanctam Religionem litteras impugnantem. da cui l’ab. Mehus ha tratto l’ elogio ch’ ei fa di S. Bernardino (Vita Ambr. camald. p. 384'E io il recherò qui volentieri tradotto nella volgar nostra lingua, perchè oltre le lodi di esso, contiene ancor quelle di un altro eloquente oratore, cioè del B. Alberto da Sarziano, di cui abbiamo altrove veduto con quanto applauso esercitasse l’apostolico ministero (t. 6, par. 1, p. 261). Ciò ben intesero, dic egli, Bernardino uomo santissimo e onor dei' predicatori del nostro tempo, e Alberto da Sarziano eloquentissimo banditore della divina parola, che la morte ci ha crudelmente rapito ne’ giorni scorsi. Essi ebbero a lor maestro in questi studj il nostro Guarin Veronese uomo di rara eloquenza, e quanto bene fosser da lui istruiti e formati nell arte rettorica, ne è testimonio tutta l Italia, e coloro singolarmente che dalla loro eloquenza furon persuasi a lasciare il mondo e a sottoporsi al giogo della regolare osscn’anza. Pareva che uscissero dalla lor bocca mele, gigli e viole ad abbellire la verità; talchè essi erano l’ oggetto della comun maraviglia e de’ discorsi degli uomini. Degnissime ancora d’esser»