Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/43

TERZO 1257 schierare un gran numero, mi ristringo a dir di due soli, cioè di Antonio Cornazzani e del Cariteo. XV. Il Cornazzani dal Borzetti (Hist Gymn. ferr. t. 1, p. 344) e da alcuni altri scrittori ferraresi viene annoverato tra’ lor poeti. Ma è certissimo ch’ei fu piacentino; ed egli ste&o riconosce per sua patria Piacenza dicendo: Hactenus ut nullos enixa Placentia vates Me colit: Aonidum sum sibi primus honor. De Orig. Proverb. in poem. Egli era poeta famoso fin dal 1471 perciocchè nell’ orazione detta in quest’ anno in Milano da Alberto da Ripalta per ottenere a’ suoi Piacentini la conferma del diritto di conferire la laurea, di cui altrove abbiam parlato, tra i Piacentini allora più rinomati annovera Antonium Cornazzanum in versu vulgari alium Dantem sive Petrarcham (Script. rer. it, vol. 20, p. 934)• Ei visse lungamente in Milano, e molte ivi scrisse delle sue opere in versi; ed ivi era quando morì il duca Francesco Sforza (De Re milit. l. 4, c. 1). Fu poscia in Venezia, ed ivi vide l’ armata che quella Repubblica inviò in soccorso di Negroponte, ma inutilmente; perciocchè i Turchi se ne fecer signori l’an 1470. Ei fu ancora per qualche tempo col celebre generale Bartolommeo Colleone, di cui poi scrisse la Vita. Perciocchè in essa parlando (l. 5) del piacere che quegli provava nell’udire i discorsi e le dispute degli uomini dotti, così ne dice: Literatorum hominum amantissimus, quos si quando ejus aulam plures attigissent, Tirabosciii, Voi. IX. 3