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lGa8 LI DUO pure abbiatu già accennati, e accenneremo ancora fra poco alcuni professori in Torino e in Asti; ed è troppo probabile elio ugualmente ne fossero provvedute le altre città (*). LXI. Così tutte le università e le altre pubblice scuole italiane faceano a gara nell’invitare i più celebri professori d'eloquenza greca e latina. li quanti altri potrei io qui nominare, se non temessi di troppo abusare del tempo e della sofferenza de’ leggitori? Lasciamo dunque in disparte Giovanni Bondi d’Aquileia, Lorenzo pur d’Aquileia e Giovanni di Spilimbergo professori di belle lettere nel Friuli, e autori di alcune opere di tale argomento, de’ quali parla coll’usata sua diligenza il signor Litui ti (De’Lctler. del Friuli, t 1, p. 335, 33y, 3.|5}, e Giovanni Sulpizio da Veroli, che verso la fin di questo secolo tenne scuola di belle lettere in Roma, e pubblicò più opuscoli gramaticali, oltre un poemetto latino su’ costumi da usarsi a mensa (Fabr. Bill. ined. et inf. Latin, t. 6, dato un saggio (Cat. Codd. lat. Bibl. Laur. t. 3, p. 804, ec.). Vi ha tra esse un’elegia a Giammario Filelfo, al fin della quale ei si sottoscrive: ex Sanila Ucccclv!t die xXVII Aprilis: Tuus ad votum M. Venturinus de Prioribus: e dall’elegia stessa raccoglie che ivi allora teneva scuola a’ fanciulli. (*) Tra i professori che in questo secolo ebbero molta fama, deesi annoverare ancora Francesco Maturanzio, o), come ancor leggesi scritto, Matarazzo perugino, che in patria tenne per molti anni scuola di lettere greche e latine, di cui abbiamo un opuscolo sul verso esametro, sul pentametro, stampato in Venezia nel 1478, ma per errore segnato coll’an 1468, e un Comento sulle Filippiche di Cicerone stampato in Vicenza nel 1488.