Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/368

I r>8a LIBRO fornir se stesso di pregevoli cognizioni, appena pensasse a pubblicar cosa alcuna (Carni. />. 9G, ed. ven. 1558). Egli affaticossi singolarmente nel correggere i codici degli antichi poeti e nel comentarne le poesie (*). E ne abbiamo alle stampe le annotazioni sopra la commedia di Terenzio intitolata li cantanti tno-, rumenon, di cui ancora emendò le altre commedie; il che pur egli fece delle opere di Catullo e di Ovidio. Il Regio, nella più volte citata disputa, gli rinfaccia che le note sulla sopraddetta commedia di Terenzio fossero state da lui involate a Guarino da Verona e ad Ognibene da Vicenza; ma già abbiam osservato che non dobbiamo esser sì facili a ricevere cotali accuse. Di alcuni altri opuscoli e di alcune poesie del Calfurnio veggasi il card Quirini (l. c. t. 2, p., ec., 289). Il Calfurnio morendo lasciò i suoi libri alla chiesa di S. Giovanni di Verdara, ove perciò se ne vede ancora il mausoleo e la statua (Tomas. Bibl. patav. mss.). XLVT. U11 celebre professore d’eloquenza non inferiore ad alcuno ebbe in questo secolo la città di Vicenza, cioè Ognibene da Lonigo. Di lui ha lungamente parlato il P. Angiolgabriello da S Maria carmelitano scalzo (Bibl. dei' Scritt. vicent. t. 2, p. 135), che ne ha tratte le più accertate notizie da’ monumenti che nella detta città si conservano; ed io perciò sarò (*) Dal Calfurnio si ebbero ancora corrette ed emendate, com’egli all'erma, le Poesie di Tibullo, di Properzio, e le Selve di Stazio stampate in Vicenza nel i4#i.