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TERZO l553 die non solo ora supposta la lettera di Cristo ad Abagaro, ma che non era mai stato un Abagaro al mondo; e perchè avea ripreso f Antonio da Bitonto celebre predicatore di que’ tempi il quale avea affermato che ciaschedun articolo del Simbolo degli Apostoli era stato da un di essi separatamente composto; proposizioni che or non offendono alcuno, ma che allora sembravano a’ meno dotti temerarie e poco meno che ereticali. Per la seconda opinione singolarmente fu il Valla costretto a comparire innanzi all’Inquisizione, e forse non ne sarebbe uscito felicemente, se la protezione di Alfonso non lo avesse fatto sicuro. Ivi ancora egli ebbe per dichiarati nimici Bartolommeo Fazio e Antonio Panormita, ch erano alla medesima corte; e col primo di essi venne a furiosa contesa, per cui si scrisser l’un contro l’altro sanguinose invettive. Il Fazio fu il primo a rivolgersi contro il Valla, impugnando e criticando amaramente la Storia della Vita del re Ferdinando padre d’Alfonso da lui scritta, e altre opere da lui pubblicate. Due frammenti di queste invettive sono stati dati alla luce nelle Miscellanee dette del Lazzaroni (t. 7). Non tardò punto il Valla a difendersi e a mordere a vicenda il Fazio con quelle amare Invettive che abbiamo tra le sue opere, nelle quali malmena il suo avversario non meno che Antonio Panormita di lui amico (benchè questi, come afferma nel suo Antivalla il suddetto Antonio Cortese, gli avesse ottenuta la liberazion dalla carcere, a cui per le sopraccennate accuse era stato condennato), e non sol ne rileva gli