Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/25

IX L’esempio di questi valorosi poeti, e il plauso con cui essi venivano ricevuti, eccitò molti altri in Firenze a porsi sullo stesso sentiero. Bernardo Bellincioni fiorentino di patria, ma da Firenze passato poscia alla corte di Lodovico il Moro in Milano, fu da questo gran principe amato singolarmente, e con onori non meno che con ricchi doni distinto. Il Sassi (Hist typogr. mediol. p. 355, ec.) e il conte Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 2, par. 2, p. 680), che ci han date alcune notizie di questo poeta, affermano ch ei fu da quel duca solennemente coronato di alloro. Ma come essi altra testimonianza non ne arrecano che quella non troppo autorevole del P. Negri, così io non posso rimirar questo fatto se non come molto dubbioso1. Dalle Lettere di monsignor Lodovico Gonzaga, che si conservano nel secreto archivio di Guastalla, ricavasi che il Bellincioni prima che a quel dello Sforza fu al servigio del detto vescovo; che quindi passò a quello di Niccolò da Correggio, a cui il Gonzaga raccomandollo con sua lettera de’ 5 di gennaio del 1474- Della qual notizia io son debitore all’erudito P. Ireneo Affò Minor Osservante da me altre volte lodato. Morì in Milano nel 1491, e due anni dopo ne furono pubblicate le Rime

  1. Il P. abate Casati, nelle sue erudite note alle Lettere di Francesco Ciceri, rammenta un ritratto del Bellincione, che si conserva in Milano, in cui egli vedesi coronato d’alloro (t. 2, p. 123); e rendesi perciò assai meglio fondata l’opinione, che a me parve mal sicura, ch’egli avesse la poetica laurea dal duca Lodovico Maria Sforza.