Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/235

TERZO •449 che n’eran maestri, venivano in ogni luogo considerati come uomini maravigliosi e degni di esser chiamati con assai lauti stipendj ad occupare le cattedre delle università più famose. Lo scoprimento di molti degli antichi scrittori, e il moltiplicarsi che se ne fecer le copie per mezzo della stampa, giovò non poco ad accrescere il favore e ad agevolare il successo di tali studj. E convien confessarlo a lode di questo secolo, che i gramatici.in esso vissuti con maggior fama non eran già uomini che sapessero o insegnassero solamente le nude leggi gramaticali e gli sterili precetti della rettorica, ma erano insieme interpreti e comentatori, per riguardo a’ tempi loro, eruditi dei buoni autori, imitando in ciò l’esempio de’ gramatici antichi di Roma. Abbiam già parlato de’ maestri della lingua greca ch ebbe in questo secol l’Italia. Or dobbiamo ragionar de’ latini, benchè molti di essi dell’una insieme e dell’altra lingua tenessero scuola. E io darò il primo luogo a uno di cui forse non v’ebbe chi più lungamente si esercitasse in questo faticoso impiego, e di cui grande era il nome fin dal cominciamento del secolo; dico del'Celebre Guarino Veronese. Di lui, oltre altri scrittori, ha ragionato a lungo il march Maffei (Ver. illustr. par. 2, p 131), e più esattamente ancora il ch. Apostolo Zeno (Diss. voss. t. 1, p. 213, ec.), alle ricerche de’ quali mi lusingo di poter qui aggiugnere qualche nuova riflessione, H. Il consenso unanime degli scrittori di que’ tempi, che dicon Guarino morto nel 1460 in Tiraboschi, Voi. IX. i5 it. Sfudì dì Guarino <1« Ysioua.