Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 3, Classici italiani, 1824, IX.djvu/223

TERZO »43^ in nome del Papa, fu stretto in carcere l’an 1506. Liberatone ad istanza del card Ippolito da Este, dopo essere stato cinque mesi in Bagnacavallo, tornò a Reggio, ove comperati torchi e caratteri greci e latini, cominciò a stampare alcune delle sue opere. Quando, venuta a Reggio la duchessa di Ferrara insiem col suo medico Lodovico Bonaccioli, questi con grandi promesse il trasse a Ferrara, ed involatigli i caratteri e i torchi, raggirò ancora le cose per modo, che l’infelice Pontico, non potendo dir sue ragioni, ri li rossi a Lugo. Ivi condotto a tener pubblica scuola con ampio stipendio, scrisse un libro d’invettive contro il Bonaccioni. Ma caduto infermo, e ridotto a stato assai infelice, passò a Bologna, indi a Jesi, e poscia a Macerata, ove il Cardinal legato Sigismondo Gonzaga gli diè ad istruire nell’ astronomia e nel greco il march Federico suo nipote. Finalmente, se crediamo a Leandro Alberti, morì in Bologna nel 1520, ed ebbe sepoltura nella chiesa di S. Francesco. Passa indi il Zeno a tessere un diligente catalogo di tutte l’ opere del Pontico, avvertendo però, che l edizioni di esse sono rarissime a segno tale che non si può accertare, trattene alcune poche, quali sieno le stampate, quali le inedite. Comenti sopra moltissimi autori greci e latini, opuscoli gramaticali, trattati di antichità e di filologia, orazioni, dialogi, invettive, storie, traduzioni di molti antichi scrittori greci, e altre opere scritte nella medesima lingua, elegie, epigrammi, due libri in verso eroico sulla miseria de’ letterati, quattro delle lodi di