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1^7 7 I.ISIIO orazioni se ne conservano manoscritte, e se ne può vedere il catalogo presso il più volte citato co Mazzucchelli, il quale ancora ha rilevato e ad evidenza confutato l errore del Toppi, seguito poi dal Tafuri (Scritt. del Regno di Nap. t. 2, par. 2, p. 356), che ha creduto Rafaello napoletano di patria e oriundo dall’isola di Procida. XXIX. Il soggiorno in Napoli fatto da questi due valorosi poeti non poco dovette concorrere ad animar sempre più il fervore e l’impegno con cui ivi coltivavasi la poesia latina. E veramente convien rendere a questa città una lode troppo giustamente dovutale, cioè che da essa prima che altronde uscirono tali poesie latine, per cui si potè vantare l’Italia di essere, per quanto era possibile, ritornata al secolo di Augusto. Il gran Pontano fu il primo a cui si potesse a giusta ragione conceder la gloria di aver felicemente ritratta in sè stesso l’eleganza e la grazia degli antichi poeti ed egli col suo esempio formò più altri, e additò a’ posteri il sentiero che doveasi da essi tenere. Se Pier Summonte, ch eragli stato amicissimo, ne avesse scritta, come pensava di fare, la Vita, noi ne sapremmo le circostanze ancor più minute. Ma o egli non eseguì il meditato lavoro, o questo è miseramente perito. Molle post Evangelium fecit Raphael cact us germanio fratcr Lippi edam caeci professi S. Angus tini praedicti, quem me super pulpitum ducente ruit scala, et ambo cecidìmus ad ¡errarti absque tainen alii/ua laesione, Ueo nobis propitio. Di queste notizie »un debitore ul più volte lodato P. Venuti agostiniano.