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i38o libro si aggiugne un sonetto di Filippo da Pellenera professore in Padova, in cui ne piange la fresca morte. Ma questo sonetto medesimo vedesi aggiunto alla edizione delle stesse poesie fatta in Venezia nell’anno i5o4, clic si ha in questa biblioteca Estense; il che potrebbe persuaderci ch’ ei fin d’allor fosse morto. A me par nondimeno che il Giraldi, il quale suppone il suo dialogo tenuto a tempi di Leone X, ne parli come d’uomo ancor vivo. Ecco le parole dello stesso autore, dalle quali raccogliesi che il Sassi fu tra coloro ne’ quali il frutto non corrisponde alle concepute speranze: Pamphilus etiam Sassius, dic egli (l. c p. 541, Mutinensis extemporalis Poeta, qui, ut inter loquendum celerrime verba volvit, ita in facicndis versi bus promptissimus. Variarum disciplinarum studium Sassium non ea facere permisit quae primis, ut ait ipsemet, annis pollicebatur, paratus ad omnia. Illi memoria pene Divina non in poetis modo sed et caeteris in omni facultate scriptoribus. Sed nae in eo verissimum illud esse videtur, quod est ab Aristotile proditum, quod qui memoria cxcellunt, plerurnque ingenio ac judicio deficiunt. Minus enim omnino Sassio judicii ac limae. In fatti è certissimo che Panfilo visse fin dopo il 1515. Perciocchè tra le Lettere del card Gregorio Cortese ne abbiamo una a lui scritta da Panfilo, colla risposta fattagli da Gregorio (Cort. Op. t. 2, p. 43, ec.). Esse non hanno data. Ma ragionasi in esso de’ versi che il Cortese allor monaco avea fatti in lode del suo monastero di Lerins, e a questo monastero egli non