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terzo,34y tuie manoscritte nella biblioteca Ambrosiana, delle quali parla l’Argelati (Bibl. Script, mediol. t. 1, pars 2, p. 709, ec.). Fra esse abbiamo solo alle stampe la descrizione della sconfitta di Braccio Perugino presso l’Aquila, da lui descritta in versi esametri (Script. Rer. ital. vol. 25, p. 465, ec.), il qual poemetto per vivacità d’immagini, per armonia di versi, per eleganza di stile è certamente un de’ migliori componimenti che in quel secolo si pubblicassero (a). Lancino Corti e Giovanni Billi milanesi amendue, vissuti verso la fine di questo secolo e ne’ primi anni ancor del seguente, furono autori di un grandissimo numero di poesie latine, ma non molto felici, delle quali e delle loro edizioni si può vedere il suddetto Argelati (l. cit p. 155, 531). E quanto al Corti, è ancor da vedersi la critica che ne fa il Giraldi, il qual ne riprende la durezza, 1’ oscurità e l’afl’ettazion d’ingegno (De PoeL suor, temp. dial. 1). Un poema inedito in versi esametri di quel Tommaso Seneca da Camerino da me mentovato nella prima parte di questo tomo mi ha gentilmente mostrato il eli. P. abate (a) Di Leonardo Griffi conserva Milano una memoria alla pietà di esso gioì iosa, cioè la picciola chiesa di s Liberata, che credesi da alcuni disegnata da Bramante. Egli ne ordinò la fabbrica col suo testamento, e perciò nell’architrave di essa leggonsi (questi due versi: Quod Griffus statuit moriens Leonardus in Urbe, Ecce pii fratres hoc posuere sue rum. Di lui ha parlato con molta esattezza il sig. ab. Marini (Degli circhi atri pontif. t. 2, p. aiti), il *|ual fissa l’eleziou di esso al vescovado di Gubbio all’anno i4?2-