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II. Noi in« di Antonio Lotto. i33a LIBRO sorte della poesia latina. Perciocchè essendo allora gli eruditi comunemente rivolti a diseppellire gli antichi scrittori latini, e ad illustrarli con comenti e con note, risvegliavasi naturalmente in molti il pensiero di seguir le loro vestigia, e di giugnere a quella gloria a cui li vedevano sollevati. L’onore della solenne corona conceduto nel secolo scorso al Petrarca e ad altri illustri poeti servì ancora a molti di stimolo per imitarne gli esempj. Egli è ben vero che il poetico alloro in questo secol medesimo fu comperato non rare volte col denaro e col raggiro più che coll’ingegno e collo studio, e ne vedremo le pruove nelle patenti di poeta coronato concedute singolarmente dall’imp Federigo III ad uomini ch’eran ben lungi dall’esserne meritevoli. Ma fra non molti poeti degni di tutt’altro che di corona, molti ancora ve n’ebbe a cui essa non fu che troppo tenue ricompensa del loro valore, e più ancora furono quelli che paghi di meritar quest’onore non si curarono di ottenerlo. Qui ancora però fra l’immenso numero di poeti latini che ci si fa innanzi, ci convien ristringerci a dire principalmente di quelli che furono più illustri. II. Fin dal principio del secolo era celebre nel poetare latinamente Antonio Losco vicentino. Il P. Angiolgabriello di S Maria ne ha parlato assai lungamente (lì ibi. e Star, degli Scritt. vicent. t. 1, p. 222, ec.), ma con molti errori, come si è dimostrato nel Nuovo Giornale de’ Letterati d’Italia (t 7, p. 19, ec.). Da queste due opere trarremo qui ciò che intorno