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l3lG MURO rima da Girolamo Berardo ferrarese, e stampate in Venezia nel suddetto anno; ed è probabile ch’esse fosser da lui tradotte per comando del medesimo duca (Mazzucch. Scritt, ital. t.. 2, par. 2, p. «)14)- S istanza parimente di Ercole scrisse il co. Matteo Maria Boiardo il suo Timone, come si legge nel titolo di questa commedia (ivi, par. 3, p. 1443) > che è tratta da un dialogo di Luciano, divisa in cinque atti, e scritta in terza rima; ed essa dovette certamente esser composta prima del 1494, nel qual anno il Boiardo finì di vivere. Antonio da Pistoia ancora due drammi scrisse ad uso di questo teatro (Quadr. t. p. G4)- Lo stesso duca Ercole non isdegnossi di porre mano alla traduzion de’ Menecmi di Plauto, che fu la prima fra le commedie in Ferrara rappresentale (a). Così accenna Apostolo Zeno di aver appreso dall’eruditissimo sig. Giannandrea Baroni (Lettere, t. 3, p. 190), il quale ciò aveva raccolto da non so quale epigramma di Francesco Amadio scrittor di que’ tempi, che ò probabilmente quel Gianfrancesco Amadio poeta cieco, a cui scrive «lue elegie Bartoiommco Prignani Paganelli poeta modenese di questa età (a) Il sip. Baroni cambiò poi sentimento, e nelle sue Memorie dei’ Letterati ferraresi affermò che il duca Ercole era bensì splendido protettore, ma non già coltivatore delle lettere, e ch egli al par di Borso nulla sapea di latino. Forse egli vide che l'epigramma dell’ Amadio da lui già citato potevasi intendere anche in altro senso, e forse ancora trovò documenti di questa ignoranza del duca. Abbiam nondimeno qualche altra pruova ch" ei sapesse pur qualche cosa di latino, del che diremo altrove.