Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/99

SECONDO I E veramente se questi due professori eran dotati, come tutti confessano concordemente, di grande ingegno, chi mai vorrà credere che potendo essi scrivere tai libri che rendessero immortale il loro nome, volessero anzi usurparsi le altrui fatiche, a gran pericolo di essere con eterna lor infamia scoperti quai plagiarli l Perciocché avendo il Castiglione insegnato per tanti anni, e avendo perciò avuto sì gran numero di scolari, questo furto sarebbe stato troppo agevole a palesarsi. Il Panciroli ancora gli accusa che, colf abusare del loro ingegno, abbian proposte sentenze nuove e non ben conformi alla giustizia. Io lascio che di ciò decidano i giureconsulti. Rafaello Raimondi, benchè dicasi essere stato scolaro del Castiglione , nella Cronaca però di Trevigi, che citeremo tra poco, si dà per discepolo a Rafaello Fulgosio; e forse egli ebbe amendue questi maestri. Il Panciroli non fa menzione che della cattedra da lui sostenuta in Padova. Ma è certo che fin dal 13c)i) egli era professore nell1 università di Pavia, quando essa era trasportata a Piacenza5 e il troviam nominato nel catalogo poc’anzi accennato: D. Raphaeli de Reymundis de Cumis legenti ut supra (cioè l’Inforziato) l. i J, G, 8 (Script. rer. ital. vol. 20, p. y3q), che è lo stipendio d’ogni mese; e negli Atti di questa università troviam che ranno 1404 ac' cresciuto lo stipendio. Fu poscia chiamato a Padova, ove il Facciolati ne fa menzione l’anno 1411 (Fasti Gymn. pat pars 2, p. 28), aggiugnendo che l’anno 1422 egli ancora teneva scuola coll’annuo stipendio di 700 ducali, chiaro