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TERZO 1 14 I conservano in alcuni codici delle biblioteche dell’Inghilterra (f). 11 primo di essi ci mostra 1’età a cui visse 1’autore , cioè verso la metà del secolo xv, mentre regnava Arrigo VI; e il vederlo occuparsi nello scriver la Vita di un re di quell’isola, c dedicarla al re successore, ci può persuadere el11 ei fosse passato a vivere nelF Inghilterra, e forse chiamatovi dal duca di Gloucester, il quale appunto in quel tempo invitò alcuni Italiani a trasferirsi in quel regno, come vedremo nel favellar de1 gramatici. Ma chi egli fosse, se il nome di Tito Livio gli fosse proprio, ovvero aggiunto, c s’ei col suo stile imitasse l’eloquenza di quello storico di cui portava il nome, tutto ciò è oscuro ed incerto. Gli scrittori ferraresi non fanno menzione alcuna di questo loro concittadino. LXXV. Molti scrittori ebbe parimenti in questo secol l’Italia, ebe intrapresero a illustrare - la storia delle scienze e de’ loro coltivatori. Io non parlerò qui di alcune Vite particolari, come (J) Dopo aver scritto (in qui, trovo che la Vita di Arrigo V scritta da questo Tito Livio moderno è stata pubblicata in Oxford l’anno 1716 da Tommaso Hearne, e ne debbo la notizia agli Atti degli Eruditi di Lipsia all’anno 1717 (p. 167). Ivi però questo scrittore non è detto Ferrariensis, ma Forojitlensis; e f Idearne crede che il nome di Livio sia stato preso dallo scrittore italiano per mostrar qual modello avesse ei tolto ad imitare, benchè l’abbia fatto con successo poco felice. Avverte ancora l’editore che questo Livio, il cui vero nome è ignoto, era venuto d’Italia in Inghilterra a’ tempi del duca di Gloucester, e che ei dedicò quella Vita al figliuolo del re medesimo, di cui avea il titolo di cameriere segreto.