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II08 LIBRO (De Poet. suor. temp. dial. 1). Deesi aggiugnere ciò che altrove abbiamo avvertito, del)’accademia da lui fondata in Napoli, e della sollecitudine da lui usata nel raccogliere libri, fino a vendere un podere per comprare un codice della Storia di Livio. LIX. Niuno di questi scrittori avea intrapreso a scrivere una storia generale di quel regno, ma si eran ristretti a trattare de’ principi a cui servivano. Pandolfo Collenuccio da Pesaro (*), benché forestiere e benché lontano da Napoli , distese in compendio la Storia delle cose in quel regno avvenute da’ tempi piò addietro fino a’ suoi, e la indirizzò al duca di Ferrera Ercole I, a cui tutte le sue opere furon da lui dedicate. Questo principe era stato allevato in Napoli alla corte di Alfonso; e perciò a ragione credette Pandolfo di offerirgli cosa che gli dovesse riuscire gradita. Ei la scrisse in lingua italiana, come dice il Giovio (in Elog.), perchè Ercole non sapea di latino; proposizione che mostrerem falsa altrove, ove diremo di qualche commedia latina da lui tradotta. Essa fu poscia volta in latino, e piò volte stampata in amendue le lingue. Lo stesso Giovio (*) Io dubito che quel Pandolfo Coldonese, di cui abbiamo alle stampe una curiosa operetta intitolata Philotino, in cui s' introducono a ragionare la Berretta e la Testa, e vi sopraggiugne in terzo il duca Ercole I di Ferrara, sia il medesimo che Pandolfo Collenuccio. Nella Biblioteca delf Hayin (ed. Milan. 1773, t.2, p. 376) se ne cita l’edizione di Bergamo fatta nel 15q4Ma una assai più antica ne ha questa biblioteca Estense fatta in Venezia per Niccolò Zoppino nel 1518. «