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G82 libro spontaneamente. Altri di fatto scrivono eli’ ei vi fosse da altri sospinto; c di tal sentimento fra gli altri è il Saunazzaro , che allor vivea , di cui abbinino su ciò un1 elegia italiana piena di encomj di Pier Leone, e di cui però piacemi di dar qui un estratto. Ei finge (Rime [. 413? C(’?• Comin. 1725) di aver veduto il Genio dell’Arno, il quale fattoglisi innanzi lo avvisa di fuggirsene da Firenze: Indi rivolto a me. disse: che fai? Fuggi le mal fondate ed empie mitra: Orni’ io lutto smarrito mi destai. Le quali parole par che ci mostrino che il Sanazzaro fosse allora in Firenze. Scosso a tal voce ei sorge ed esce, e dopo essersi lungamente aggirato, incontra uno spirito, il qual vedendosi osservato fugge. e si nasconde in un bosco; ma il poeta pur lo ravvisa: Non mi tolse il veder quell’aer fosco , Che ’l lume del suo aspetto era pur tanto, Che bastò ben per dirli: Io ti conosco, O gloria di Spoleto; aspetta alquanto: E volendo seguire il mio sermone , La lingua si restò vinta dal pianto. Allor voltossi; ed io: o Pier Leone , Ricominciai a lui con miglior lena, Che del Mondo sapesti ogni cagione, ec. Gli chiede poi il poeta, per quale ragione, essendo egli uomo sì saggio, abbia voluto togliersi furiosamente la vita; e Pietro così gli risponde: Ogni riva del Mondo, ogni pendice Cercai, rispose, e femmi un altro Ulisse Filosofia, che suol far l’uom felice.