Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/394

io36 LIBRO si scaglia furiosamente , benchè senza nominarlo, contro di Bartolommeo. Eccone il principio: Jlu. ic quem videtis ire fa oso gifulu , Servis Munente») pulii iris , Vel hinniente per forum vehi capax Equo, quod omnes despuant , Turbam superbo praeterit fastidio; Qui civium stomachantium , Gravique cunctos ora torquentes retro De«pectat insolenti.i; Intraque tutum moenibus pomaerium Agros patentes possidet; Villamque dives publico peculio Insanus urbanam struti, ec. Epigr. p. 32 ed. Lugd. Così continua rimproverandogli la viltà della nascita, e la superbia e il fasto con cui vivea, e predicendogli una imminente rovinosa caduta. Ma il Poliziano non fu felice nel profetare. Lo Scala visse alcuni anni più del suo avversario , e morì nello stesso grado d’onore in cui era vissuto fino al » 497? e dopo morte ne furon celebrate solennemente l’esequie nella chiesa della Nunziata , in cui fu sepolto. Avea egli intrapresa un’ampia e generale Storia della città di Firenze in venti libri divisa , ma non potè innoltrarla che fino al quinto, il quale ancora non fu finito, e termina nell’apparecchio della battaglia tra Carlo I re di Napoli e Corradino di Svevia. Questi libri furono stampati la prima volta in Romanci 1677, e poscia dal Burmanno inseriti nella sua Raccolta delle Storie d’Italia. Ad essi si aggiugne la Vita di Vitaliano Borromeo celebre ministro di Filippo Maria Visconti