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)36 LIBRO diede ivi a vedere la sua eloquenza e ’l suo sapere, rispondendo sul campo a una lunga e forte invettiva del Cardinal Cesarmi, che era allora il più dichiarato sostenitore di quella assemblea, e confutandone le ragioni per modo, che destò ammirazione e stupore in chiunque T udiva. Ma ciò non ostante ei non potè ottenere ciò che bramava. Da Basilea fu l’arcivescovo di Spalatro l’anno 1434 mandato a Bologna per sedare le turbolenze di quella città, di che abbiamo memoria ancora nella Cronaca italiana di Bologna (Script rer. ital. vol. 18, p. 660, 651), e di là poscia fu chiamato a Firenze, ove era il pontefice. Intervenne al concilio generale in Ferrara e in Firenze, e dopo l’unione de’ Greci fu l’an 1439 mandato legato in Francia, non solo per trattare di pace tra quel re e quel d’Inghilterra, ma più ancora per distogliere quel sovrano dall’impegno preso a favore dei Padri di Basilea. L’Agliotti, che in quel viaggio gli fu compagno, descrive i pericoli e i disagi che vi incontrarono, e il felice successo che l’arcivescovo ebbe nell’esecuzion dei comandi di Eugenio. Mentre egli era ancora in Francia, come afferma f Agliotti, e non dappoichè fu tornato in Italia, come pensa il P. Farlati, fu dal pontefice nominato arcivescovo di Firenze *, della qual chiesa ei prese possesso per mezzo di procuratore a’ 30 di gennaio del 1440. Cinque anni resse personalmente quella sua chiesa, finchè nel 1444 dallo stesso Eugenio fatto referendario, e inviato suo legato in Ispagna; dalla quale legazione mentre ritorna, a Roma sorpreso da malattia mori