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80 jLtnno di’ ei fu il migliore tra gli scolari di Vittorino, e al suo maestro sì caro, che questi non sapea favellarne senza sparger lagrime di tenerezza^ e ne fa poscia un magnifico elogio, rammentando quanto felicemente in lui si avverassero le concepute speranze, così ne’ progressi che fece nella letteratura greca e latina, come nelle grandi imprese di pace e di guerra, in cui poscia si segnalò (l. cit. p• 19, ec.). Gloria ancor maggiore per riguardo alle lettere ottenne Guidubaldo di lui figliuolo e successore nel ducato d’Urbino. Il Cardinal Pietro Bembo nell’ ^legante suo libro delle lodi di questo principe e di Lisabetta Gonzaga di lui moglie, ha inserita r orazion funebre che neir esequie di lui recitò Lodovico Odassi padovano () (V. FaccioL (•) Questa orazione fu stampata in Pesaro nel luglio dello stesso anno i ’ToS in cui morì quel gran principe, Io l’ho veduta per gentilezza del più volte lodato Padre Ireneo Afiò, che mi ha trasmessa la copia ch’egli tiene di questo assai raro libretto: e il vederla mi ha fatto conoscere che il Bembo, benchè dica di produrre l’orazion funebre dell’Odassi, ci dà nondimeno un’orazione fatta da lui stesso. Certo l’orazion dell’Odassi, nell’accennata edizione, è totalmente diversa da quella che leggesi nel libro del Bembo. « Di Lodovico Odassi si ha ancorai Tabula Cebetis per Ludovicum Odaxium Patavinum e Graeco conversa. Quest’opera si suole attribuire a Filippo Beroaldo il vecchio, che la pubblicò in Bologna nel 1497 (Fantuzzi, Scritt. bol. t. 2,p. 124). Ma ei non vi ha che la dedica a Bartolommeo Bianchini , in cui chiaramente dice; Quam latinitate donavit luculentus interpres mihique amicissimus!, de quo illud dici meritissime potest: Cecropiae commune decus Latinaeque Minervae. Vi si aggiugne la traduzione dell’opuscolo di Plutarco De vividi a et odio, che forse è