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64 LIBRO allora di lui, elio, benché giovinetto di diciotto anni, mostravasi già sì destro nel maneggio de’ gravi affari dal pontefice affidatigli, che avea a sè rivolti gli occhi di tutti, e risvegliata di se medesimo un’altissima aspettazione. Ma noi no vedremo i successi nel tomo seguente.

XVII. Il regno di Napoli, dopo la morte del re Roberto, era stato continuamente lacerato e sconvolto da domestiche e da esterne guerre che avean recato gran danno alla letteratura di quelle provincie. Nè io trovo alcun sovrano da cui si possa dire che le scienze ricevessero ivi protezione a favore fino a’ tempi di Renato d’Angiò e di Alfonso d’Aragona, che lungamente si disputaron quel regno. Renato avea in pregio gli studj, e ne vedremo in pruova gli onori ch’ei rendette in Marsiglia a Giammario Filelfo solo per ciò eli' era uomo erudito. Ma breve regno egli ebbe, e sempre fra ’l tumulto dell’armi, e fra ’l pericol di perdere quella corona cui di fatto dovette poi cedere ad Alfonso. Questi, benchè guasto da molti vizj che ne oscuraron la fama, nel mostrarsi però splendido protettor delle scienze non fu inferiore ad alcuno. Noi vedremo a suo luogo gli onori di cui fu liberale a Francesco Filelfo, a Lorenzo Valla, ad Antonio Panormita, a Bartolommeo Fazio, e a più altri uomini dotti di quella età. Era in fatti la corte d’Alfonso uno de’ più dolci ricoveri per le scienze e per le arti, ov’esse eran sicure di ricevere ricompensa e favore. Lorenzo Valla racconta (Recriminat in Facium, l. 4 init.) ch' ei soleva farsi leggere qualche antico scrittore, la cui lettura era spesso interrotta