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secondo 6a3 -lic avea con alcuni), e altre simili doti delfanimo dell1 Alberti, e solo riferirò in parte ciò che spetta agli studj. Egli dunque, secondo l’anonimo, dava volentieri a correggere le proprie sue opere, e con piacere riceveva le critiche che alcuno amichevolmente gliene facesse. Avido di apparar cose nuove, qualunque uom dotto sapesse esser giunto alla città ove egli era, cercava di renderselo amico, e da chiunque apprendeva volentieri ciò che pria non sapesse. Perfino a’ fabbri, agli architetti, a’ barcaruoli , a’ calzolai medesimi e a’ sarti chiedeva se avessero qualche util segreto per renderlo poi a pubblica utilità comune e noto. Continuamente era intento a meditar qualche cosa e anche sedendo a mensa andava ogn’or ruminando, ed era perciò sovente taciturno e pensoso. Ma all’occasione egli era piacevole parlatore, nè gli mancavano graziosi motti, con cui rallegrar la brigata. E molti ne riporta l’anonimo, che si stende su ciò più oltre ancora che non parea necessario. Alle lodi, di cui egli l’onora, corrispondono gli elogi che ne han fatto tutti gli scrittori di quei tempi. Tra molti, che potremmo recare, ne sceglieremo due soli di due uomini amendue dottissimi a quell’età, Angiolo Poliziano e Cristoforo Landino. Il primo nella lettera già citata a Lorenzo de’ Medici ne parla con queste onorevoli espressioni, eli’ io recherò qui nell’originale latino per non isminuirne punto la forza. Baptista Leo Florentino e clarissima Albertorum famiglia, vir ingenii elegantia, acerrimi judicii, exquisiUssi/nacqiie