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SECONDO 6O7 qontucla gliene attribusce più di quel che conviene; e a questo luogo ci si è dimenticato di fendere agli Italiani quella giustizia che per altro ei non suol loro comunemente negare.

XXXIX. A questi Italiani, che felicemente illustrarono l’astronomia, due stranieri dobbiamo qui aggiugnere, che invitati in Italia, giovaron non poco ad avvivare sempre maggiormente il fervore in cui tra noi erano cotali studj, Giorgio Peurbach e Giovanni Muller da Konigsberg nella Franconia, detto comunemente Regiomontano. Il primo quasi sol di passaggio insegnò qualche tempo in Padova e in Bologna, e mentre era per ritornare in Italia a istanza del Cardinal Bessarione, morì in Vienna d’Austria l'anno 1461. Più lungo soggiorno vi fece il secondo, che era stato scolaro del primo. Venuto in Italia col suddetto Cardinal Bessarione l’anno 1463 , per opera del medesimo fu nominato in Padova professore d’astronomia (Facciol. Fasti Gymn. pati par. 2, p. 117), e recitovvi un’orazione, che fu poscia stampata, in cui promise di fabbricar certi specchi somiglianti a que’ d’Archimede. Dopo un anno, lasciata Padova, passò a Venezia, e qualche tempo appresso fece ritorno in Germania. Frattanto il pontefice Sisto IV avendo formato il disegno di riformare il Calendario romano, credette a ciò opportuna l’opera di Giovanni, e invitollo perciò a Roma. Egli vi si condusse nel ma mentre si cominciava a pensare come eseguire sì difficile intrapresa, morì l’anno seguente. Di questi due astronomi ha scritta lungamente la Vita il Gassendi: e a me basta