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SECONDO 603

applicato, probabilmente a imitazione del padre, alla medicina, più assai che ad essa però rivolse l'animo alla geometria sotto la direzione di Filippo Brunelleschi, di cui diremo parlando degli architetti. Quindi tutto si diede all’astronomia, congiungendo ad essa, per testimonianza di Giovanni Pico (In Astrolog. l. 1), lo studio delle lingue greca e latina; e venuto perciò in concetto d’uomo assai dotto, fu scelto da Niccolò Niccoli tra que' dodici a' quali egli nel suo testamento commise la cura della sua copiosa biblioteca. Il suddetto scrittore sull'autorità del Pico rammenta le diverse e diligenti osservazioni che fece Paolo intorno a’ moti solari, e intorno alle Tavole astronomiche del re Alfonso e degli Arabi, che furono da lui corrette, intorno a’ moti lunari e intorno alle stelle. Nè è picciola lode di questo valente astronomo che, mentre i più dotti uomini ancora comunemente correvan perduti dietro le imposture astrologiche, egli non se ne lasciasse punto sedurre, anzi le deridesse, come afferma lo stesso Pico. Egli è vero che il Bellanti nella sua risposta al Pico non gli dà per poco una solenne mentita, affermando (Contra Picum l. 1) che Paolo credeva internamente a quest’arte, e che, comunque in pubblico non ne usasse, in segreto però scopriva agli amici le cose ch'ei leggeva nelle stelle; e che Cosmo de’ Medici lo consultava perciò in ogni affar di momento. Ma egli non può citarne altra pruova che la testimonianza in generale de’ domestici dello stesso Paolo, morto già da più anni, senza indicarne alcuno distintamente,