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SECONDO munificenza di quel sovrano verso de’ letterati colà nol traesse. Le lodi con cui egli parla di esso nelle sue opere, ci provan senz’altro eli1 ei ne fu accolto cortesemente. Il Giovio ilice di’ ei gli fu segretario insieme e maestro. Ma parmi più verisimile ch’egli instruisse Giovanni (figliuol naturale di quel sovrano. Lo stesso Galeotto racconta che avea seco condotto un suo proprio figlio, detto egli ancora Giovanni (De dictis et faci. Matti 1. c. 24). Ivi egli scrisse da prima i due libri de Homine, nel primo de’ quali descrive i membri esterni dell1 uomo, nel secondo gli interni 5 spiegando il lor uso, e aggiungendo più riflessioni anatomiche, mediche, fisiche, e anche astrologiche. Egli vi premise la dedica a Giovanni Vitez arcivescovo di Strigonia, uomo di gran sapere e amatissimo della letteratura; il quale poi l’anno 1471 ribellatosi a Mattia , morì in quell’anno medesimo (Bonfin. Rer. Hungar, dec. 4» l- 3). Fu dunque quell’opera scritta qualche tempo prima, e dicendo in essa Galeotto (p. 49) che avea lungamente con lui vissuto, diu cum eo vixi, conferma ciò che abbiam detto, intorno al tempo in cui egli andossene a quella corte. Il libro del Marzio giunse in Italia, e fu letto fra gli altri da Giorgio Merula uomo nato alle battaglie, e di niuna cosa più avido quanto di azzuffarsi con altri. Parve al Merula che una bella occasione gliene porgesse il libro del Marzio*, e prese la penna per impugnarlo, criticandone le espressioni non meno che la dottrina. Lo stile che in ciò egli tenne, fu il suo consueto, cioè pieno d’ingiurie e di villanie. Ei dedicò questa sua critica a