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SECONDO i JI de.feclu a nobis abieris, c umani minim sit epistolam quoque nostram tunc defectum fuisse perpessam! Nempe clausulae in ejus calce duae quaedam Solis quartae lumine defecerunt; resumpsit Phaebus suum subito lumen: resumpsit nostra mox epistola finem (epist. l. 8). Quindi l’impegno di voler ad ogni modo conciliare Platone colla sacra Scrittura, e l’usar perciò delle espressioni bibliche a spiegare le opinioni di quel filosofo, e il suggerir che ne’ tempj si leggesse pubblicamente la platonica filosofia. Quindi per ultimo le follie astrologiche, nelle quali egli cadde, come dà a vedere singolarmente nel terzo de’ libri da lui scritti intorno alla conservazion della vita intitolati De Vita coelitus comparanda; e questo libro fu quello probabilmente che lo fece cader presso alcuni in sospetto di mago; intorno alla quale accusa, e alle difese che di se stesso ei fece felicemente, vedasi il sopraccitato Schelhornio. Non dee però tacersi a qualunque discolpa di questo filosofo, che in una sua lettera scritta al Poliziano (Epist l. 12), parlando della confutazione della pretesa scienza astrologica che questi avea fatta insieme con Giovanni Pico, sembra egli ancora convinto dell’impostura di quell’arte, e si protesta di avere scritto nel libro sopraccennato più con poetica fantasia, che con forza di raziocinio. Intorno alle opere e alla dottrina del Ficino ragionano a lungo lo Schelhornio e il Bruckero, a’ quali io rimetto chi voglia essere più ampiamente istruito, e aggiugnerò solamente ch’egli è certo a dolersi