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544 LIBRO menzione alcuna dell’opera di Giorgio. Nondimeno si è già chiaramente mostrato che Giorgio fin dal 1458 avea scritta la sua comparazione fra Aristotele e Platone. Andrea di lui figliuolo levossi poscia in difesa del padre l'anno 1469 ma il libro da lui composto convien dire che non avesse gran plauso, poichè non trovo chi ne faccia menzione; e non se ne avrebbe notizia, se non fosse stato di fresco, come si è detto, scoperto in Mantova.

XIX. Di questa lunga ed ostinata contesa fra i Platoniani e gli Aristotelici furono gli Italiani semplici spettatori, e niun di essi, ch’io sappia , si congiunse a combattere o colf uno , o colf altro partito. Ciò non ostante appresso essi trionfò allora Platone, e la stima a cui avealo sollevato in Firenze Gemisto Pletone, e l’esempio che ne diedero prima Cosimo e Pietro, e poi il gran Lorenzo de’ Medici, fece sì, che in Italia, e singolarmente nella Toscana , ad altro quasi non si pensasse che alla platonica filosofia, e si credesse di ristorare interamente la scienze col richiamarla in vita. L’accademia istituita da Cosimo, e perfezionata poi da Lorenzo, avea per suo particolare istituto il promuovere e rischiarare la dottrina e l’opere di Platone, e noi abbiamo altrove veduti gli eruditi congressi e i lauti insieme e dotti conviti che da quegli accademici si solean ritenere, e la festa con cui celebravasi il dì natalizio di quel filosofo. Platone era in certo modo il loro idolo , l’unico oggetto de’ lor pensieri, de’ loro ragionamenti , delle loro fatiche) e il lor trasporto per esso giunse a tal