Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/551

SECONDO 535 finallora risposto, benchè alcuni minacciassero da gran tempo di farlo, aggiugne: Caveant, obsecro, jam amplius decennio, ne cum obstetricibus abortent. Andrea scrisse questo trattato all’occasione dell’edizioni fatte in Roma l'anno 1469 di Apuleio e di Alcinoo, a cui Giannandrea vescovo d' Aleria avea premessa una prefazione piena di encomj pel Cardinal Bessarione e per Platone. Eran dunque allora oltre a dieci anni che l’opera di Giorgio era stata pubblicata; e perciò essendo essa stata composta ai tempi di Callisto, morto nell’agosto del 1458, convien credere che verso l’anno medesimo ciò accadesse. Quest1 opera fu probabilmente cagione a Giorgio di nuova sventura e di nuovo esilio da Roma. Perciocchè noi veggiamo eli1 egli l’anno i4;9 offrì di nuovo alla Repubblica Veneta il suo libro delle Leggi di Platone, che il Barbaro non avea potuto offrirle, e che la Repubblica ne lo compensò colf usata sua magnificenza. Marino Sanudo ce ne ha lasciata memoria nella sua Storia al detto anno: Venne d Agosto in questa Terra Giorgio Trabesonzio , e presentò al Doge il libro di Platone de legibus tradotto per lui di Greco in Latino, e fu condotto a leggere in questa Città in Umanità con salario di 150 ducati all’anno, e fece la sua Rettorica intitolata alla Signoria nostra chiamata Rettorica Trabsezuntina (Script. Rer. ital. vol. 22, p. 1167). Il P. degli Agostini ha prodotte (Scritt. venez. t. 2 , p. 113) le parole medesime del decreto che perciò fu formato. Egli vi era ancora nel 1460; perciocchè Lodovico Foscarini, in