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SECONDO 027 eh ei sia per essere a cotesta città, quando vi sia chiamato. Non ha ombra di finzione nò if impostura. Fa più che non dice, e a mio parere istruirebbe ottimamente i giovani in amendue le lingue, e sarebbe molto miglior dal Filelfo. Se vi è speranza di chiamarlo costà, credimi ^ Niccolo mio y di ei gioverà moltissimo alla città. Desidera sommamente di venire tra voi, per godere de’ vostri ragionamenti e della vostra compagnia. Rispondimi tosto, cosa si possa sperare, che io ne conchiuderò presto il negozio (l. 8, ep. 46). Non so che rispondesse il Niccoli ad Ambrogio j e in un’altra lettera del giugno dell’anno stesso, in cui Ambrogio di ciò gli ragiona , accenna cosa che io non intendo, nè so a che voglia alludere: Intorno a Giorgio da Trabisonda, dice (ib. ep. 47)) veggo ciò che possiamo sperare, e ho letta con dolore la lagrimevol tragedia, sdegnandomi meco stesso che l'insolenza di costui sia giunta a tal segno, che per poco abbia esposto a pericoli di tormenti i libri cittadini. Qualunque cosa però voglia qui dire Ambrogio, è certo che Giorgio era in Venezia ancora nel 14^ 1? quando, essendo morto Fantino Micheli , egli ne fece l’orazion funebre: Morì in questi giorni Fantino Micheli Procuratore, e furongli fatte belle esequie... Fece l’Orazione Giorgio Trabesundeo (Script. rer. ital. vol. 22, p. 1037). Della cattedra ottenuta in Venezia è probabile che ei fosse debitore a Francesco Barbaro, a cui avea dovuta quella ancor di Vicenza. Nella prefazione alle Leggi di Platone da sè tradotte, annovera Giorgio i beneficj che dal Barbaro