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SECONDO 507 l’anno seguente, come egli scrii e al Barbaro (Barb. Epist. p. 308), dolendosi però del troppo tenue stipendio di quaranta scudi assegnato alla sua cattedra. Ma non si stese la lettura di Lauro oltre i due anni; perciocchè quando nel 1453 cadde Costantinopoli, egli era in Candia, donde scrisse al pontefice Niccolò V la relazione di quel funesto avvenimento, che dal P. degli Agostini è stata data alla luce (l. cit. p. 216). Egli continuò poscia a vivere in patria, ed ivi probabilmente morì dopo il 1466. Fu egli ancora nel numero de’ letterati contenziosi di questo secolo, de’ quali vedremo in decorso gran copia, e con due singolarmente ebbe egli dispute e brighe, con Leonardo Bruni d’Arezzo intorno alla intelligenza di certi passi cf Aristotele, e con Lorenzo Valla per la difesa dal Querini contro di lui intrapresa di Boezio e di Livio; nella qual occasione se gli avversari del Querini, secondo il costume di quell’età, il caricarono di villanie, egli non ne fu verso loro punto men liberale, di che veggasi il detto P. degli Agostini. Questi annovera ancora le opere da Lauro composte, fra le quali sono più degne d’osservazione il libro de Nobilitate in risposta a Poggio fiorentino , che della nobiltà veneziana avea scritto con gran disprezzo, alcuni trattati intorno all’opere filosofiche e morali (T Aristotele c di Platone, alcune epistole e alcune orazioni, e qualche opera teologica da noi altrove accennata. Nulla però se ne ha alle stampe, trattene alcune lettere pubblicate fra quelle di Francesco Barbaro. I)i piò altri professori di filosofia troviam menzione presso gli