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34 LIBRO Di lui ha parlnto ancor l’Argelati (Bibl. Script, mediol. t. i , pars 2, p. 420).

VII. Nè minori sono le lodi colle quali veggiam celebrato Jacopo Antiquario. A lui pure abbiamo non poche lettere scritte di letterati che allor fiorivano, nell’atto di dedicargli le loro opere, che sono state inserite dal Sassi nella più volte citata sua opera (Hist. Typogr. p. 483, ec.; 536, ec.; 548, ec.), e non vi ha elogio che in esse di lui non si faccia. Di una sola accennerò qui qualche parte, cioè di quella con cui Francesco Puteolano gli dedicò i (dodici Panegirici degli Antichi, da lui pubblicati l’anno 1482. In essa egli afferma che Jacopo fra tutti i dotti è l’uom più dabbene, e fra gli uomini dabbene il più dotto; ch’egli protegge le lettere, anima i professori e ne fomenta l’ingegno, e che non vi ha erudito di qualche nome in Italia, che non confessi di essere stato dall’Antiquario onorato e favorito; rammenta il viatico di cui avea soccorso Francesco Filelfo pel viaggio in Toscana, e l’impegno con cui avea in certi loro affari difesi Giorgio Valla e Giorgio Merula. Aggiugne che perciò egli era da tutti amato e onorato per modo, che rimiravanlo come genio lor tutelare; che tutti gli dedicavano i loro libri; che gareggiavano tutti iielf averlo a lor consigliere negli affari, e lor giudice negli studj; ch’egli era lungi da ogni ambizione; e che potendo salire assai più alto, aveva amato meglio uno stato mediocre. Accenna poscia alcune particolarità della vita dell’Antiquario, cioè ch’egli era stato in Bologna segretario del legato Battista Savelli,