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SECONDO 477 inedita di Vittorino da Feltre da noi mentovata poc’anzi. Finalmente egli scrisse ancora di cucina e di cibi, la qual opera or è intitolata De natimi re ri un, or De obsoniis, or De /innesta volup tate, or De tuenda valetudine, diversi titoli di un’opera sola, da alcuni falsamente divisa in due, o tre. Intorno a questa e ad altre opere del Platina veggansi l’Oudin (De Script, eccl. t. 3, p. 2683), il Fabricio (Bibl. med. et inf. Latin, t. 5, p. 303), e il soprallodato Apostolo Zeno.

XXXVI. Nello stesso argomento si esercitò verso il tempo medesimo Jacopo Zeno veneziano, nipote di quel Carlo Zeno celebre general veneziano, da noi mentovato altre volte, vescovo prima di Belluno e di Feltre, poscia nel 1459 trasferito alla chiesa di Padova, ove morì nel 1481. Di lui pure ha trattato colla consueta sua esattezza l’eruditissimo Apostolo Zeno (Diss. voss. t. 2, p. 126, ec.), e più ampiamente il P. degli Agostini (Script. venez. t. 1, p. 194)) a’ quali perciò io rimetto chi ne brami più copiose notizie. Essi riferiscono ancora l’elogio che ne formò Gregorio Merula, dedicandogli nel 1472 la prima edizione di Plauto; nel quale il veggiam lodato conte dottissimo nel Diritto canonico, fonte e tesoro di tutta la sacra letteratura, e quasi autorevole oracolo, fatto arbitro di qualunque quistione insorgesse. Questo elogio può bastare a ribatter la maldicenza del Poggio, che pieno, non so perché, di mal talento contro di Jacopo, ne lacerò il nome con un’amara invettiva, la quale conservasi per testimonianza di Apostolo Zeno nella biblioteca