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32 ’ Lumo in altro da lui impiegavasi che in tali studj. Alle quali sì onorevoli testimonianze aggiugnerò io quella di Angelo Poliziano, che non essendo nè suddito nè servitore di Lodovico, è più lungi, dal sospetto di adulazione. Tra le sue lettere ne abbiamo alcune scritte a questo gran principe (l. 11), all’occasione della contesa ch’egli ebbe con Giorgio Merula, di cui altrove diremo, e abbiamo insieme le risposte che Lodovico gli fece. Or come le prime ci mostran la stima che il Poliziano faceva del duca, a cui dice, fra le altre cose: cum tu Princeps habearis ingenii perspicacissimi prudentiaeque singularisì idem* que. bonas artes et haec ingenua studia quoti profitcmurì prae caeteris foveas; così le seconde ci mostrano in Lodovico un principe sommamente cortese verso gli eruditi, e pronto ad onorarli della sua protezione: Id ab naturare, die’ egli stesso, et majorum instituto erga doctos nobis insitum est, quod fieri tu optas, ut eos diligamus, et, ubi accidit, e tinnì libenter ornemus. E così foss’egli vissuto a* tempi più lieti, che frutto maggiore ne avrebbon ricevuto le lettere.

VI. Come Francesco Sforza nel promuovere e fomentare gli studj ebbe a suo consigliero e ministro Cicco Simonetta, così a Lodovico recarono in ciò ajuto Bartolommeo Calchi e Jacopo Antiquario, nomi illustri presso i letterati di quella età, che a gara ne tramandarono a’ posteri la memoria e le lodi. Bartolomeo , figliuol di Giovanni Calchi di antica e nobil famiglia in Milano , ebbe a suo maestro Gregorio da Città di Castello, e fece negli studi sì