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SECONDO 46. tura; opera nondimeno da non aversi in gran pregio, e pe’ molti errori di cui è guasta, annoverata già da Clemente VIII fra’ libri proibiti, finchè non venga corretta, il che fu poscia eseguito nel 1628. L’autor però dovea esser teologo di molto grido, se è vero ciò che affermano alcuni recenti scrittori, ch’ei fosse destinato a intervenire al concilio di Costanza (V. Oudin. l. cit. p. 2310; Possevin. Appar. Sacr. t. 1 j p. 104; Fabric. l. cit. t. 1, p. 130). Pietro Rossi sanese, uomo versato prima negli studj filosofici e medici, rivoltosi poi ai sacri, e istruitosi nella lingua ebraica, scrisse ampj comenti su’ libri biblici e su molti de’ SS. Padri verso la metà di questo secolo, di cui però nulla, ch’io sappia, si ha alle stampe. Un bell’elogio delle virtù e del sapere di Pietro si ha nella prefazione del sig. Uberto Benvoglienti alle Cronache sanesi (Script. rer. ital. vol. 15, p. 8,ec.). Più distinta menzione si dee a Niccolò Malermi o Malerbi, di patria veneziano, monaco camaldolese, che fu il primo a darci la sacra Scrittura interamente tradotta in lingua italiana. Vivea egli nel monastero di S Michele in Murano, e i dottissimi Annalisti camaldolesi ne han trovata memoria in una carta di quel monastero del 1470, in cui egli è nominato natus quodam spectabilis et gì1 nero si viri domini Philippi de Malerbis de Ferie tiis (si un. camald. t. 7, p. 286, ec.). Da altri monumenti provano gli stessi scrittori eli’ ei fu poscia abate del monastero di S. Michele di Lemmo, che l'anno 1480 era nel monastero di Classe presso Ravenna, e che nel seguente trovivasi