Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/464

/ LIBRO Ma più aurora. Lo stosso Paolo si riconosce della famiglia medesima di Gregorio. Perciocché nell altra sua opera del Cardinalato nomina (l. 3, c. de PivteiL Religios.) Iguati uni Lupum et Gregorium Cortesium gentilem meum homines ingenio et doctrina praestantes. Finalmente Cristoforo Longolio, in una lettera greca scritta allo stesso Gregorio, che è Ira le latine di questo dottissimo cardinale, gli dice: Accedit consanguinei tui Pauli imitatio (t. 2, p. 235 ed Patav. 1774)* Sembra adunque che non rimanga più luogo alcuno a dubitare che Paolo, benchè nato da un ramo stabilitosi in S. Gimignano, ove dalla famiglia Cortese era stato innalzato un castello che da essa diceasi Cortesiano, non fosse però dello stesso ceppo dei Cortesi di Modena, e eli’ ei perciò non debba a giusta ragione annoverarsi tra’ Modenesi.

XXVI. Il padre di Paolo fu Antonio Cortese, il quale da S. Gimignano passato a Roma, fu onorevolmente impiegato nella segreteria pontificia, come narra, formandone un bell’elogio, il suddetto Paolo (De Homin. doctis p. 47) che fa in tal modo parlare uno de’ suoi interlocutori: Optime facis , Paule, quod Urbi Romae justissimas refers gratias, in qua praesertim Antonius Cortesius Pater tuus magnam sit nominis celebritatem consequutus. Fuit enim ille vir cum Princeps Collegii Duodecim ei rum, tum in illis literis scribendis expeditus et facilis , quae quamquam inquinatae sint, ita tamen in his excelluit, ut appareret ejus naturale, quoddam bonum depravatum esse vitio corrupte