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PRIMO 3a3 venuto l’anno innanzi dall’Oriente a Venezia, erasi stretto con lui in sincera amicizia, e lo loda come uom saggio e piacevole e amantissimo della letteratura; e applica a lui ciò che Omero dice di Ulisse: Qui mores omnium militari un ind.it et urbes. Lo stesso elogio ne fa altrove il sopraccitato Galateo (Descript Callip. p. 156, ed. Lyciens. 1727), il quale ancora lo appella peritissimo nella geografia e instancabile ricercatore di nuovi paesi; e aggiugne (ib. p. 147) ch’egli avea risoluto di ritirarsi a finire i suoi giorni in Gallipoli nel regno di Napoli, ma clic era morto in Epidauro nella Grecia. Di lui parla ancora lo storico Giustiniani (Ann. di Genova ad an. 1501), e dice ch’ei fu il primo che recasse alcuni platani a Venezia. Ma più d’ogni cosa ne dobbiam qui lodare lo studio da lui fatto sulla geografia, e l’accertare che ei fece la possibilità del passaggio per mare all’Indie orientali, come si è poc’anzi veduto , col che è probabile ch’egli ancora contribuisse al felice successo di sì importante scoperta.

IV. Nè gli Italiani aiutatoli soltanto col loro ingegno le scoperte de’ Portoghesi, ma col coraggio ancora le distesero maggiormente, e li fecer padroni di nuovi regni. Luigi da Mosto Veneziano, che nel volgar suo dialetto, adottato poscia da tutti gli storici, diceasi Alvise da Ca de Mosto, onde si è fatto il cognome Cademosto, fu un di coloro che dall’infante don Arrigo vennero adoperati ad innoltrarsi sempre più avanti sulle coste dell' Àfrica; ed egli stesso ci lasciò due descrizioni de’ due diversi viaggi che perciò egli fece. E ciò che a