Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/333

PRIMO 3 I 7 lì. lo son ben lungi dal contrastare a’ Portoghesi la gloria di avere i primi scoperta la via marittima alle Indie orientali. Troppo accertati sono i fatti e i monumenti che lor la confermano, e quelle loro prime navigazioni saranno sempre un perfetto modello di costanza e di ardire. A me basta solo il mostrare che gli Italiani ancora vi ebbero non picciola parte. E primieramente non è tenue indicio dell’alta stima in cui essi erano presso gli stranieri medesimi, la commissione che ad un di loro fu data, affine di agevolare a’ nocchieri il sempre più inoltrarsi nelle loro scoperte. L’infante don Arrigo di Portogallo, uno de’ più magnanimi e de’ più saggi principi che s’incontrino nelle storie , avea dopo il 1415 cominciato a tentare il tanto desiderato passaggio, e già i legni portoghesi si eran non poco avanzati sulle coste dell’Africa. Quando il famoso frate Mauro converso camaldolese, abitante in Murano presso Venezia, ebbe ordine dal re Alfonso V, nipote di don Arrigo, di formare un planisfero che servisse all’uso di quei nocchieri, i quali continuar doveano le cominciate scoperte. Era forse giunto a notizia di quel sovrano il magnifico planisfero che Mauro avea formato, e che ancor conservasi nel suddetto monastero di Murano, nel quale, come osserva il ch. Foscarini (l. cit p. 4*9)? regione et morìbus liber singularis , compositoi per me Paul uni Trivi sanarti Nob. Feneium anno repara tac salutis MCcccLxxxnt. Ma ili questa opera non si sa che sia avvenuto.