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3o6 LIBRO t love te, dice ivi Gregorio Lavagnolo (nov. 3), nella terra vostra, magnifico Conte , gì marosi gentiluomini, e voi nobilissime matrone, aver conosciuto un Feliciano, homo egregio de claro et erudito ingegno, litterato e de virtù laudevole pieno, e de graziosa e lepida conversazione tutto ornato , e cognominato Antiquario per aver lui quasi consumati gli anni suoi in cercare le generose antiquità de Roma, de Ravenna , e de tutta Italia Costui dunque avendo oltre le antiquità posto ogni suo studio e ingegno in cercare ed investigare l’arte maggiore, cioè la (quinta essenzia, si trasferì per tal cagione in la Marca Anconitana per trovare un Eremita. E altrove si aggiugne (Nov. 14) che perciò egli avea impegnato il suo patrimonio, i suoi amici medesimi e quasi la sua propria vita, sicchè per poco non era ridotto alla mendicità. Io non so se a ciò ancor concorresse la professione di stampatore , el11 egli esercitò, e ne abbiamo le Vite degli Uomini illustri del Petrarca in lingua italiana, da lui insieme e da Innocente Ziletti stampate in Pogliano presso Verona l1 anno 1476, a cui Feliciano premise un suo ragionamento , e un componimento in terza rima, che dal marchese Maffei non è accennalo.

XV. Non men pregevole è la Raccolta d1 lscrizioni falla da Giovanni Marcanuova. Egli è detto comunemente di patria padovano; ma Apostolo Zeno con certissimi documenti ha provato ch’ei fu veneziano, benchè avendo fatti i suoi studj in Padova, ed ivi avendo presa